Sabato 1 Febbraio è avvenuto un incontro breve ma ricco di significato che ha lasciato un segno nel
cuore di tutti noi. I ragazzi minori non accompagnati dell’associazione Ebenezer 2017, impegnati nella loro
routine settimanale di fare la spesa e sistemare gli acquisti, hanno avuto la fortuna di accogliere Fatima,
una giovane donna afghana che porta con sé una storia di coraggio e resilienza. La vice presidente Susanna
l’ha accolta con un abbraccio lungo e intenso, una manifestazione d’affetto che ha reso Fatima
immediatamente parte della famiglia di Ebenezer 2017. L’operatrice Jessica, con la sua dolcezza, ha
ascoltato ogni parola della storia di Fatima, creando un momento di connessione profonda. La calciatrice
Fatima, che condivide il nome e la passione per il calcio, ha potuto osservare da vicino come l’associazione
sia un rifugio accogliente per questi ragazzi, un luogo dove il calore umano supera ogni barriera. La storia di
Fatima è diventata virale quando e’ arrivata in Italia, riportata da tutti i giornali di Firenze. Cresciuta a
Herat, la sua adolescenza è stata segnata da un amore incondizionato per il calcio, una passione che ha
dovuto vivere in segreto, praticando all’alba per non attirare l’attenzione. La paura dei talebani e le
restrizioni per le donne hanno costellato la sua vita, ma la determinazione di Fatima l’ha spinta a continuare
a lottare per il suo sogno. La fuga rocambolesca dall’Afghanistan nell’agosto del 2021, attraverso un
attentato all’aeroporto di Kabul e l’arrivo in Italia grazie al Cospe, fa parte del suo viaggio verso la libertà.
Ora, a Firenze, Fatima continua a coltivare la sua passione per il calcio, studia e ha imparato l’italiano. Ha i
documenti in regola e sta lavorando per prendere la patente. Ma il suo cuore è sempre rivolto alla sua
famiglia, che è rimasta in Afghanistan, in un contesto di difficoltà e paura. “La libertà” è il sogno che Fatima
ha per il suo Paese e per i suoi cari, che rischiano la vita per la scelta di darle la libertà di giocare a calcio.
Quando scende in campo, Fatima non gioca solo per se stessa; lo fa per la sua gente, per tutti gli afgani che
hanno osato sognare un mondo di diritti e uguaglianza e che ora vivono nell’oscurità. La sua forza è un faro
di speranza, e il nostro desiderio è che a Firenze possa trovare quella tranquillità che merita, lontano dalle
ombre del passato. Fatima sente profondamente la mancanza della sua famiglia, che riesce a contattare
solo tramite WhatsApp. Ha una sorella di 15 anni e un fratello di 10 e i suoi genitori, e spera fervidamente
che un giorno possa portarli qui, in Italia, per vivere una vita normale e dignitosa. La speranza è che il suo
sogno non rimanga solo un sogno, ma che qualcuno possa ascoltare il suo appello e aiutare questa
straordinaria guerriera del calcio a riunire la sua famiglia. In questo breve incontro, abbiamo avuto
l’opportunità di abbracciare non solo Fatima, ma anche il suo sogno, la sua storia, la sua lotta. E speriamo
che questo sia solo l’inizio di tanti altri incontri, di tante altre storie da raccontare e di tanti altri sogni da
realizzare insieme.